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Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha firmato il decreto che rende possibile la risoluzione anticipata facoltativa delle convenzioni “Cip6″.
La contrastata storia del Cip6, gli incentivi nati con la legge 9 del 1992 per agevolare i produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate, categoria questa che ha finito per comprendere anche i fondi di raffineria, sta volgendo al termine. Il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola ha infatti annunciato oggi la firma del decreto (che discende dalla legge Sviluppo) che prevede la risoluzione anticipata e facoltativa delle convenzioni CIP 6/92 (come riviste da normativa più recente) per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da combustibili di processo o da combustibili fossili, come il gas naturale.
[da greenreport.it]
repubblica.it ha registrato le reazioni di Legambiente
Lo stop anticipato ai Cip6 è una buona notizia, perché gli incentivi alle fonti assimilate previsti da queste agevolazioni hanno tolto soldi alle vere rinnovabili mentre le risorse che sono state date in questi anni alle fonti inquinanti sono stimabili in decine di miliardi [...] E’ giusto ridurre l’onere che pesa sulla componente A3 della bolletta e le risorse ricavate da questa voce devono finalmente essere utilizzate per garantire lo sviluppo delle vere fonti pulite e dare certezze al settore.
Infine, segnaliamo che su chicago-blog sono avanzate alcuni spunti critici e di riflessione sull’intera vicenda.
L’emendamento alla Finanziaria 2010 presentato di recente (e che, tra l’altro, prevederebbe l’abrogazione del dettato del Cip n. 6/92, un provvedimento che riguarda la produzione di energia da fonti assimilabili a quelle rinnovabili), ha già provocato la dura reazione di alcune associazioni.
Anev, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace Italia, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club e Legambiente fanno fronte comune oggi per opporsi ad un emendamento “di fonte governativa” alla Finanziaria 2010, nel quale si dispone la cessazione degli effetti del provvedimento del Comitato interministeriale Prezzi del 1992, più noto come famoso Cip n.6/92 per le fonti cosiddette assimilate ripristinando dunque il dettato normativo della Direttiva 2009/28/CE. A mettere le nove associazioni sul piede di guerra è la convinzione che si utilizzano tali le disposizioni “per veicolare drastici interventi contro lo sviluppo delle rinnovabili”. In altre parole un sotterfugio mascherato da buone intenzioni.
Da «rinnovabili.it» (ne parla anche «Il Sole 24 Ore»).